“Non riusciamo a vincere nelle cose grandi, perché non abbiamo voluto vincere in quelle piccole”. Le parole di Gianluca Aureliano, arbitro in forza alla Commissione nazionale della Serie B della Sezione di Bologna, arrivano chiare e lucide come se stessero spiegando i concetti più essenziali della filosofia. Questa sera, però, si parla di calcio e di cosa significhi per un arbitro scendere in campo, in qualunque categoria, perché paure e incertezze rimangono sempre le stesse.
Tutto questo viene analizzato con meticolosità da un fischietto con un centinaio di partite nel campionato cadetto alle spalle e una decina in quello massimo, davanti a una settantina di associati della Sezione di Gradisca d’Isonzo e non solo. Nel corso dell’ultima riunione tecnica obbligatoria sezionale, svoltasi lunedì in videoconferenza, hanno infatti partecipato anche tesserati del resto della regione e non solo, ben consci di poter assistere a una “lectio magistralis” sul significato più profondo e – al tempo stesso – più concreto dell’essere arbitro.
Nel corso delle quasi due ore di incontro, Aureliano ha dato prova di una non comune dialettica, cosa non certo facile quando la comunicazione avviene da uno schermo e non in un più libero vis-a-vis. Lo fa andando a toccare le corde più sensibili dei ragazzi collegati, le stesse che bisogna però rinforzare ogni giorno perché sono alla radice della passione per questo sport: “Gli arbitri vorrebbero essere sicuri di sé stessi – spiega il fischietto bolognese – e invece bisogna aiutarli ad essere sicuri di essere sé stessi, cominciando ad accettare ciò che sono e non caricandoli dio ‘io’ immaginari e irraggiungibili”.
Il sovraccarico o, viceversa, la sottovalutazione può portare a crolli e sconfitte. “La più bella vittoria – ha sottolineato ancora Aureliano – non sarà mai forte quando la peggiore delle sconfitte”. Una frase apparentemente sconfortante, ma tutti sanno che l’errore è intrinseco nell’essere umano: inciamparci diventa inevitabile, anche se comporta delusione, ma sta al singolo rialzarsi e fare tesoro di quella brutta parentesi. Tutto ciò anche grazie alla sezione e agli amici che vi sono dentro. “Impariamo a cadere!” è l’appello che l’ospite ha lanciato a tutti i presenti.
Probabilmente il discorso sarebbe rimasto nell’alveo della teoria se lo stesso arbitro non avesse portato anche la sua diretta esperienza. Dall’analisi dei video di alcune sue partite è stato così possibile declinare nel concreto gli insegnamenti trasmessi, osservando come egli abbia vissuto in modo diverso e, a volte, contrastante, alcuni episodi negativi e positivi. Da qui una profonda lezione di umiltà, che ha trovato il plauso dei “senatori” della sezione friulana, tra cui l’ex direttore di gara a livello internazionale Paolo Toselli, che ha fatto i propri complimenti all’emiliano per la chiarezza dell’esposizione.